Heimdall: Dal Valhalla con Furore

1991 – Dio Festoso. Dente Dorato. Guardiano di Bifrost. Ariete degli Dei.Sentinella di Asgard e chi più ne ha, non esiti a metterne. Coi soprannomi di Heimdall ci si potrebbe riempire il Valhalla, il che lascerebbe ipotizzare il profilo di un dio degno di dominare la ribalta del Pantheon scandinavo. A fronte di una tale fama, il suo unico compito era tuttavia quello di dar fiato al sacro corno di Gjallahorn non appena il Ragnarok si fosse manifestato ai cancelli diBifrost: roba da portinaio, che di certo s’addice poco a un siffatto guerriero.

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I 3 mondi di gioco erano rispettivamente suddivisi in 15 differenti isole, zeppe di curiosi abitanti e insolite sfide. Per portare a termine la sua ricerca, Heimdall avrebbe dovuto esplorarle da cima a fondo, rivenendone i numerosi segreti.

Nel tentativo di restituirgli un minimo di dignità, i ragazzi del teeam The Eight Day avrebbero in tal senso pensato di accelerare la venuta della succitata apocalisse, lasciando quindi che il solito Loki sottraesse Martello, Spada e Lancia a Thor, Odino e Freia. Con le superstar della situazione fuori combattimento, il barbuto custode sarebbe stato difatti chiamato ad agire, vivendo forse per la prima volta da chissà quanto tempo un avventura degna di essere narrata nell’Edda. Immortalato da ardite isometrie prospettiche, il viaggio che avrebbe condotto il prode Heimdall a sbrogliare la matassa andava sviscerandosi lungo i confini di tre differenti tappe maestre – Midgard (la terra degli Uomini),  Utgard (la casa dei Giganti) e le vette del Valhalla stesso – nell’ambito delle quali non sarebbe stato necessario metter soltanto alle armi, ma anche cimentarsi con enigmi relativamente pratici e mini-game di sorta.

..Il tutto, permeato da un irresistibile leggerezza di fondo, rintracciabile sia nei tratti del fumettistico character design, sia negli ironici siparietti caratterizzanti i punti critici dell’avventura. Forte di una realizzazione tecnica evidentemente notevole, in cui trame sonore e scenari zeppi di dettagli, si ergevano imponenti, il titolo prodotto dalla Core Design non passò certo inosservato: il suo impatto sul mercato dell’epoca fu anzi notevole, tanto da favorirgli un erede. Archiviato il discreto sequel abbinatogli dai medesimi autori nel 1994 e la prodigiosa conversione di foggia Mega CD approdata sugli scaffali dei negozi nel medesimo anno, il suo ricordo iniziò però a impallidire, per poi svanire dalla mente dei più.

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Basato su meccaniche a turno, simili per alcuni versi a quelle apprezzate in classici ruolistici come Dungeon Master, i combattimenti principali vantavano un certo coefficiente tattico.

Piuttosto che trasformarsi nell’incipit di una saga in grado di macinare iterazioni su iterazioni, Heimdall ha finito dunque col trasformarsi in una mera nota a piè di pagina nella storia dei videogame: un’epilogo francamente ingiusto, che solo noi archeologi del silicio possiamo cercare in qualche modo di addolcire. Quando vi capita di girare sul web in cerca di qualche reliquia cui dedicare il vostro tempo, il consiglio è pertanto quello di puntare ai cancelli di Bifrost: da quel che ne so, lì troverete ad aspettarvi un vecchio dio dei Pixel, con una voglia matta di raccontarvi la sua storia!

Attivamente Impegnato nel settore editoriale dal 2003, ha scritto per le più note riviste videoludiche italiane, concentrandosi spesso nell'area Retrogaming. Dopo aver pubblicato il saggio Storia delle Avventure Grafiche: l’Eredità Sierra, svolge ruolo di docente presso l’Università degli Studi Link Campus di Roma in collaborazione con la Vigamus Academy rivestendo, in parallelo, la carica di Vice Direttore del mensile multipiattaforma V.