Recensione Until Dawn: Rush of Blood

Appena un anno fa usciva Until Dawn, titolo horror che ha saputo conquistare critica e pubblico. La sua struttura era interamente incentrata sulla trama e sviluppo psicologico dei personaggi, riprendendo il filone dei “film interattivi” in stile Heavy Rain o i vari episodi delle serie Telltale. Il tutto si univa ad un comparto grafico di tutto rispetto e una sana dose di horror puro che ci hanno fatto saltare sulla sedia più volte. Bene, ora prendete tutti questi elementi di elogio, dimenticateli, cestinateli ed ecco a voi Until Dawn: Rush of Blood.

Specifichiamo subito una cosa: Until Dawn: Rush of Blood non è un brutto gioco, anzi forse è una delle esperienze in realtà virtuale migliori attualmente sul mercato. Semplicemente di Until Dawn ha solo il nome, perché è quanto di più distante ci possa essere dalla serie a cui fa riferimento. Certo, non mancano alcuni riferimenti a personaggi e ambientazioni, ma se sperate in qualche approfondimento della trama rimarrete ampiamente delusi. Until Dawn: Rush of Blood è un’esperienza interamente incentrata sul gameplay, e la trama è praticamente inesistente, il che è un peccato considerato che il gioco altro non è se non un malato viaggio nella psiche di Josh, uno dei protagonisti del gioco originale. Il lato “positivo” è che se non avete giocato Until Dawn potete tranquillamente avvicinarvi a Rush of Blood senza timore di non capire la storia o i personaggi.

Non sembra avere buone intenzioni...
Non sembra avere buone intenzioni…

Il gioco sfrutta la tecnologia più recente di PlayStation VR con uno dei gameplay più vecchi della storia, ovvero lo sparatutto sui binari. Letteralmente. Il povero Josh infatti passerà tutta l’avventura sul carrello di una montagna russa decisamente particolare. Inizialmente sembra essere una innocua giostra horror come quelle che esistono nella realtà, dove armati di pistole ad aria compressa dobbiamo sparare ad alcuni bersagli per accumulare punti. Peccato che dopo un primo giro il carrello prende una deviazione imprevista, portandoci nella vecchia attrazione Rush of Blood, chiusa da anni perché troppo pericolosa. Qui infatti le nostre pistole diventano vere e i nemici non saranno più bersagli inanimati, ma esseri di ogni tipo che non esitano ad attaccarci per uccidere. Questi variano da clown assassini, macellai e personaggi “umani” fino ad animali ed entità paranormali, culminando perfino a dei veri e propri boss alla fine di ognuno dei sette livelli disponibili.

[su_quote]

Until Dawn: Rush of Blood non è un brutto gioco, anzi forse è una delle esperienze in realtà virtuale migliori attualmente sul mercato. Semplicemente di Until Dawn ha solo il nome, perché il gioco è quanto di più distante ci possa essere dalla serie a cui fa riferimento.

[/su_quote]

Per superare tutti questi orrori abbiamo a disposizione due pistole dai colpi infiniti (che richiedono comunque di essere ricaricate lasciandoci scoperti per alcuni secondi) con tanto di torcia per illuminare le zone dove miriamo, oltre ad armi che possono essere prese sparando alle relative scatole, come ad esempio fucili a canne mozze, mitragliatrici Uzi e Revolver. Queste sono in grado di infliggere notevoli danni ma una volta esaurite le munizioni torneremo alle pistole base, per cui non ci si può permettere il lusso di sparare all’impazzata. Il modo migliore per apprezzare il gioco è utilizzare due controller PlayStation Move, così da simulare una pistola per mano e mirare anche a bersagli diversi contemporaneamente, oltre a rendere l’esperienza ancora più immersiva. Peccato tuttavia che il gioco fatichi non poco a riconoscere la posizione dei PS Move, e più volte sono stato costretto a ricalibrare manualmente perché la posizione delle mie braccia nel gioco con corrispondeva a quella della realtà, con conseguenti problemi nel prendere la mira. Si può giocare anche con il controller normale, ma entrambe le armi punteranno nella stessa direzione.

3
Ogni mezzo è lecito per sorpavvivere

Dove Until Dawn: Rush of Blood eccelle sono le ambientazioni, tutte piuttosto malate e inquietanti, in particolare la macelleria… non voglio rovinarvi la sorpresa ma è una delle cose più macabre che abbia visto ultimamente. Oltre ai nemici lungo i livelli sono sparsi numerosi bersagli che, se colpiti, aumentano il nostro moltiplicatore dei punti, a alla fine di ogni livello una classifica ci mostra i punteggi migliori nella classifica online. In alcuni punti sono sparsi alcuni oggetti segreti, collezionabili e percorsi alternativi attivabili sparando a specifici meccanismi, garantendo quindi una buona rigiocabilità, anche perché per completare i sette livelli vi basteranno circa 2/3 ore a seconda di quante volte morirete con i boss. Il PlayStation VR svolge il suo dovere immergendoci completamente in questo  incubo, e l’audio 3D non manca di sottolineare rumori inquietanti alle nostre spalle specialmente quando siamo in stanze buie. Il senso di velocità durante le discese delle montagne russe si sente, ma senza arrivare a fenomeni di motion sickness. In alcuni casi inoltre dovremo evitare ostacoli letale come seghe circolari o travi abbassando la testa o muovendola a destra e sinistra per evitare di essere decapitati. Non mancano i jumpscare, e vedersi un mostro che ci spunta all’improvviso davanti la faccia assume tutto un altro gusto in realtà virtuale. Spesso tuttavia questi momenti sono abbastanza palesi e sono rari i momenti in cui qualcosa mi ha colto completamente alla sprovvista… e non è stato piacevole.

Spesso le aree saranno avvolte dal buio e potremo illuminare solo le zone dove miriamo
Spesso le aree saranno avvolte dal buio e potremo illuminare solo le zone dove miriamo

 

[su_quote]

Il PlayStation VR svolge il suo dovere immergendoci completamente in questo  incubo, e l’audio 3D non manca di sottolineare rumori inquietanti alle nostre spalle.

[/su_quote]

In conclusione Until Dawn: Rush of Blood è un’esperienza abbastanza breve ma giustificata anche dal prezzo budget a cui è venduto. Preso singolarmente è un titolo abbastanza interessante per PlayStation VR, e la realtà virtuale dona quel qualcosa in più che rende il gioco degno di essere provato. Rimane tuttavia l’amaro in bocca per l’occasione sprecata di approfondire la storia di Until Dawn, e bastano pochi minuti per rendersi conto come il nome del gioco sia stato sfruttato unicamente per attirare maggiore clientela, perché con il gioco originale non ha praticamente nessun punto in comune. In ogni caso se avete dei controller PlayStation Move potreste dargli un’occasione (a patto di avere la pazienza di ricalibrarli ogni tanto), anche solo per spaventare qualche amico che magari ancora non è abituato alla realtà virtuale.